Classe quarta

Carissimi,

ormai ci conosciamo bene, o meglio, ci siamo frequentati a lungo. Per conoscerci bene manca qualcosa, manca un confronto aperto e sincero, tra persone, tra adulti… Ciò che spesso ostacola la piena realizzazione del dialogo educativo è la convinzione (più vostra che nostra) che la scuola sia una costrizione, un male necessario, un obbligo incomprensibile. In effetti, più voi vi ostinate a fare gli “scolari” (con superficialità, giochi, risatine, inganni, sotterfugi…) più noi siamo costretti a “fare” i professori. Per un rapporto pieno ci vogliono due adulti. Se saprete assumervi la responsabilità delle vostre scelte potrete confrontarvi con adulti insegnanti, o meglio, ricercatori.

La nostra generazione ha frequentato una scuola diversa, un Liceo di impianto militare, in cui i professori erano soprattutto superiori a cui ubbidire per avere il lasciapassare alla vita e all’università. In quella scuola il quarto anno era un anno di crisi, di passaggio: non eravamo così piccoli da ubbidire, ma ancora troppo lontani dall’agognata e temuta meta dell’esame di maturità – come allora si chiamava. Era un anno di demotivazione e di parcheggio in cui ci preparavamo al diciottesimo compleanno. Speriamo che il nostro Liceo Leonardo non assomigli troppo a quella scuola, speriamo che abbiate trovato qualche “maestro” e che vi siate appassionati almeno a qualche frammento di sapere. Speriamo che siate pronti ad essere grandi.

Quest’anno avete un grande incarico da realizzare:

Costruire il vostro progetto di vita

Un progetto non è un sogno, un desiderio, un’immagine: è qualcosa di reale, di possibile. È arrivato il momento di smettere di seguire la corrente e cominciare a nuotare in una direzione. Guardiamoci attorno, misuriamo le distanze, controlliamo i fattori esterni, ma la decisione finale sarà tua personale. Ti sembra troppo presto? Non credo. Certo forse il progetto sarà ridisegnato in corso d’opera, ma occorre partire da qualcosa di concreto, altrimenti rischi di vivere una vita che non è tua.

Il problema è molto più profondo di quanto sembri. Non si tratta di sceglierti un lavoro, ma di confrontarti con l’eterna questione (filosofica e poi esistenziale) dell’eudaimonia, la felicità. È possibile essere felici? Esistono più strade per la felicità? Come faccio ad essere felice? Anche dalla risposta a queste domande dipende la formazione della tua “filosofia di vita”, ciò che ti differenzierà da tutti gli altri uomini. Non è troppo presto: non rimandare questa costruzione all’età adulta.

L’eudaimonia, e quindi il progetto di vita, ha a che fare con il sistema dei valori, più che con le scelte concrete. Perché scegliamo una cosa invece di un’altra? Tutto il corso del nostro destino si costruisce in questo infinito sistema di bivi e di scambi che ci portano in una direzione o in un’altra. Una scelta fatta ieri ci condiziona oggi, e poi domani, dopodomani, eccetera. Decisioni prese a volte senza troppo pensarci, come uscire con un amico o cominciare uno sport, hanno determinato negli anni la nostra identità. Tante scelte sono state prese dai genitori, ed era giusto allora, ma ora è tempo di prendere il timone della nave. Chi non sceglie in prima persona, seguendo mode o modelli, per essere come gli altri, si rassegna a vivere una vita non sua.

Il nostro tempo non è eterno, una giornata ha 24 ore, non si può fare tutto; ogni scelta testimonia una convinzione interiore; se faccio una cosa invece di un’altra, è perché qualcosa ha più valore di un’altra. Se ascolto musica invece che giocare alla play, è perché l’arte ha più valore dell’emozione, se suono invece di ascoltare musica, è perché essere protagonista ha più valore del piacere estetico, se compongo una musica mia invece che suonare altro, è perché do valore al mio essere creativo. Certo si possono fare molte cose, ma non tutte. Ogni scelta influenza il mio sistema e il mio sistema valoriale influenza ogni scelta. Così costruiamo noi stessi.

È meglio fare ora queste scelte, quando hai già una certa autonomia, ma sei ancora protetto da un sistema familiare e scolastico. Molti adulti, purtroppo, sono liberi meno di voi, sono meno sinceri e limpidi: spesso l’interesse è il valore principale; costruire un progetto di vita ora vi protegge dal passare tutto il tempo a caccia di soldi e di piacere. Infatti, quanti adulti felici conoscete? Sicuramente è possibile vivere tutta la vita senza raggiungere la felicità.

Cosa c’entra la scuola in tutto questo?

Forse la scuola è ancora oggi l’unica grande organizzazione che tenta di farci riflettere, mettendo in discussione le apparenze e le abitudini. Ogni cosa che studi, infatti, ti spinge a guardare il mondo in modo nuovo, stupito. I movimenti lunari o una poesia di Leopardi possono farti “guardare” la luna, non solo riconoscere che c’è. Tutto ciò che studierai quest’anno ti interrogherà per vedere se hai capito il mondo, ti spingerà a farlo, ti introdurrà nella dimensione meravigliosa della scoperta e della creazione.

Da molte parti ti dicono: “non ti porre problemi, che te ne importa, pensa a divertirti”. In realtà ti dicono “non pensare, non vivere, lascia a noi le decisioni” ti trattano come la plebe di Roma, panem et circenses, benessere e divertimento. Se credi che questa sia la strada per la felicità, accomodati pure, nessuno ormai può costringerti. Ma la vita è molto di più: è ricerca, scoperta, invenzione, creazione; sono rapporti, relazioni, miglioramenti, traguardi. Non scambiare la vera felicità in cambio di un modello stereotipato, borghese o pseudo trasgressivo. La felicità non è una pillola ma un percorso, e non si fa senza impegno, sofferenza e soddisfazioni.

A scuola ti apriamo le porte del tempo e dello spazio, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, della logica pura e della fantasia irrazionale; a scuola hai a disposizione l’esperienza dei secoli passati e i misteri del futuro. Non li sprecare… il tempo è breve. NON SPRECARE IL TEMPO.

 

                                                                                                                               Il Dirigente Scolastico

                                                                                                                               Giuliano Bocchia

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