Classe terza

Carissimi,

benvenuti nel secondo biennio del Liceo. Forse non sembra, ma la scuola cambia radicalmente in quello che una volta era chiamato il “triennio”. Non perché sia più difficile, o perché i professori siano più severi, o perché “altrimenti vi bocciamo”… tuttaltro. È venuto il momento di cambiare pagina, di vivere la scuola in modo diverso, una scuola adulta. Tutto questo può dare una piega particolare alla vostra vita e può essere particolarmente interessante. Scordatevi la scuola dei bambini, quella fatta per il voto e per accontentare “i grandi”. Lo studio adulto, regolato dalla disciplina dell’andragogia, non si sviluppa senza una motivazione personale dello studente e un’autovalutazione tarata su obiettivi condivisi.

Siete pronti per tutto questo? Siamo pronti, noi del Liceo, a questo nuovo modo di imparare? Non lo so, ma siamo fieri di iniziare questa avventura insieme a voi. Non si tratta di non studiare, oppure di fare quello che volete, tuttaltro, si tratta di imparare sul serio, imparare cose che non si dimenticheranno più, imparare per se stessi, per la vita e non solo per il voto o la promozione.

Cosa dobbiamo imparare? Cosa dobbiamo studiare? Questo è il punto. Quando faccio questa domanda mi rispondono “le materie”, cioè “la matematica, la storia, l’italiano…” e io chiedo: “cos’è la matematica? Dove la troviamo? A cosa serve?” e qui di solito la conversazione finisce.

 Quest’anno avete solo un incarico da realizzare: 

Ricercare, scrutare, analizzare, capire, memorizzare, sintetizzare e valutare; in pratica studiare…  cosa? Il mondo, cioè la natura e la società

Il mondo: solo questo è l’oggetto della nostra ricerca, del nostro sapere. Le “materie”, le discipline scolastiche, non sono altro che dei punti di vista privilegiati da cui scrutare il mondo. Un bicchiere d’acqua può essere capito attraverso la fisica, la chimica, la matematica, la storia, la filosofia, la letteratura, l’arte… ma solo chi lo comprenderà nel suo senso globale sarà uno studente adulto, sarà sapiente e non solo studioso.

Non leggeremo e ripeteremo libri, ma ci lasceremo travolgere dalle incognite del mondo, dai misteri della natura, dalle contraddizioni della società. Quest’anno l’attenzione non sarà ai programmi, ma a dove i programmi ci guidano. Affronteremo problemi antichi e cercheremo pensieri nuovi, non ci accontenteremo di ripetere parole lette con noia e subito dimenticate. Ognuno di voi è chiamato a dare un giudizio, una valutazione, un contributo nuovo alle domande di sempre. Non ripeteremo i contenuti delle materie, ma li useremo per ricostruire la realtà, per svelare la natura, per ripensare la società. Viaggeremo nel tempo e nello spazio solo per ritrovare noi stessi, per capire chi siamo e chi vogliamo diventare, per giudicare, smontare e ricostruire questo pazzo universo che ci circonda.

Vogliamo capire il mondo, saper analizzare la realtà, farne una sintesi efficace, saperla valutare e prevedere, saper pensare a soluzioni nuove per i problemi di sempre, saper creare idee che non ci sono mai state prima... La conoscenza (e la trasmissione delle conoscenze) è ciò che caratterizza noi esseri umani, ciò che ci rende uomini e non semplici animali, ciò che ci fa dare senso alle esperienze di ogni giorno.

Per imparare una cosa nuova si deve partire da ciò che si sa già. L’esperienza (e non solo quella scolastica) è la base dell’apprendimento. Noi costruiamo un complesso modello di mondo dentro di noi e ogni nuovo concetto che inseriamo lo costruiamo incastrandolo in quelli già presenti. Paradossalmente chi non sa nulla, non impara nulla, e chi ha imparato tanto, sa imparare e imparerà sempre di più.

Ma è vero anche il contrario: non si può imparare se già sai; se sei convinto di capire tutto, non ti metterai di fronte al mistero del mondo o del pensiero. Chi vuole imparare una cosa nuova deve mettersi in crisi, rischiare ciò che sa, deve accettare di partire da zero, fare silenzio dentro di sé.

Non è facile studiare così, cioè non è riposante. Non si tratta più di accontentare il professore, ma di mettersi in gioco ogni giorno con la propria esperienza, rischiando tutte le proprie convinzioni. Spero che nessuno di voi sia convinto di capire già tutto, altrimenti non potrà imparare più nulla. Tutti coloro, invece, che si lasciano sorprendere, che come Socrate sanno di non sapere e sono mossi dalla curiosità, per tutti questi l’anno scolastico può diventare un’esperienza coinvolgente e meravigliosa, in cui tuffarsi con tutte le proprie forze.

Già, perché la scuola non deve essere una fatica noiosa che impedisce di fare altro, bensì quel qualcosa che dà metodo e significato a tutte le esperienze della vita. O vivete la scuola così o vi aspettano tre anni di progressiva demotivazione, di frustrazione e rabbia, per voti, programmi, compiti e professori. Prendete in mano il timone della vostra esperienza e fidatevi dei compagni esperti che avete affianco, professori che non sono padroni delle vostre scelte, ma testimoni delle vostre scoperte.

Capisco che questo quadro di scuola è molto diverso dal teatrino inutile che ci presentano i media. Ma dobbiamo andare avanti. L’importante non è “essere promossi”, ma creare pensieri, capire la realtà. Essere uomini, essere grandi uomini, è ciò che ci servirà di fronte alle sfide di ogni giorno. Non si tratta di rubacchiare la sufficienza a fine anno, sprecando le occasioni per crescere. La scuola è frustrante quando non ci si impegna, noiosa da morire intorno alla sufficienza. Non vogliamo essere sufficienti, vogliamo raggiungere il massimo, perché solo questo ci permetterà di pensare con la nostra testa nel gregge mediatico o di fare le scelte giuste nella frenetica quotidianità. Vi invitiamo a non disperdere le vostre energie e di raggiungere l’eccellenza, per entusiasmarvi di fronte al mistero della vita.

Intendiamoci: questo non vuol dire che bisogna solo studiare. Non vogliamo studenti ripetitori, ma persone critiche e pensanti. Chi fa tante cose le fa tutte bene; è la curiosità, la voglia di vivere, che ci spinge in tutte le direzioni… L’ostacolo è l’inerzia, il nulla, la pigrizia, la mancanza di volontà: le emozioni sterili e i piaceri artificiali rubano tempo al nostro essere uomini, relegandoci al rango di polli d’allevamento, a consumatori ripetitivi e banali. Vi invitiamo a scrollarvi di dosso i condizionamenti che ci spingono a non fare, non pensare, non concludere nulla; vi invitiamo a vivere una vita ricca e piena di attività, in cui la scuola rappresenti il polo orientativo di ricerca, la riflessione creativa che dà senso anche al resto. Buon anno scolastico!

 

                                                                                                                               Il Dirigente Scolastico

                                                                                                                               Giuliano Bocchia

Lettera TERZA.pdf